di Salvo Barbagallo
Da oltre due settimane, sicuramente dal tragico venerdì 13 di Parigi, non si parla più di migranti/profughi, né di sbarchi nelle coste siciliane/italiane, né verso i confini di altri Paesi d’Europa, compresi quei Paesi che non hanno innalzato muri o barriere di filo spinato presidiato da militari. Non si parla più neanche delle missioni navali organizzate dall’Unione Euopea per il contrasto/salvataggio dei fuggitivi sui barconi nelle acque del Mediterraneo. Non sappiamo più neanche cosa sta succedendo nella vicina Libia, punto principale di partenza dei disperati in cerca di una nuova patria “tranquilla” e fuori dalle guerre. Troppo presi dall’avvicendarsi degli avvenimenti che riguardano il terrorismo jihadista “sbarcato” (all’improvviso?) in Europa, dai giornali e dai notiziari televisi sono scomparse le informazioni che riguardano i migranti/profughi. Forse perché in questo triste periodo per l’Europa, i migranti/profughi hanno preferito rimanere dove si trovavano venendo a conoscenza che i “luoghi deputati” (Francia e Belgio, principalmente) dove avrebbero voluto indirizzarsi presentavano situazioni che a loro ricordavano ciò che volevano lasciarsi alle spalle? Non sappiamo. Di fatto c’è che di migranti/profughi non si parla, ed è come se il problema (almeno per il momento) non esistesse. Viene, però, il dubbio che chi organizza i viaggi (terrestri e marittimi) dei disperati possa essere più informato degli stessi organismi di intelligence dei vari Paesi europei, e quindi si è regolato e si regola di conseguenza: il businnes dei migranti/profughi è alto e non vale (probabilmente) il rischio si perderlo, quindi meglio (temporaneamente) fermarlo.
E’ vero: bisogna stare attenti a non fare di tutta l’erba un fascio. E’ vero: bisogna distinguere i fuggitivi dai terroristi che, comunque e anche se in percentuale irrisoria, possono nascondersi tra di loro. La realtà, purtroppo, ha mostrato che quanto è accaduto a Parigi il 13 novembre scorso non è stato opera di “infiltrati” fra chi fugge dalla propria terra devastata dalla guerra, ma di terroristi “residenti” nel territorio europeo, ovviamente strettamente legati alla ferocia del Califfato jihadista. C’è, però, la sensazione che quanto accada abbia una regia ben definita che segue una strategia altrettanto definita: è come assistere a una pericolosa partita fra soggetti occulti, il cui obbiettivo principale potrebbe essere quello di una destabilizzazione globale che porti a una frammentazione del vivere “civile”. E’ come se si volesse spingere tutti all’applicazione della “legge della jungla”, provocando reazioni che possano essere maggiormente dannose.
No, non tendiamo alle teorie del “complottismo”, ma è evidente (a nostro avviso, innegabile) che una regia c’è, ed è messa puntualmente in atto. La questione “migranti/profughi” che ora sta passando sotto assoluto silenzio, potrebbe esserne una dimostrazione concreta. Ma da quanto tempo, in merito, non si sente più sentenziare la Merkel? Già da prima degli attentati di Parigi, se ci fate caso. I dubbi che scaturiscono da tutta la delicata faccenda comportano, noi crediamo che siano legittimi: troppe ambiguità in chi governa, da una parte e dall’altra, compresi quelli che hanno la responsabilità del nostro Paese. Occhi puntati sugli obbiettivi “sensibili” delle grandi città nel timore di attentati, poca sicurezza generale nella maggior parte del territorio, forze di contrasto (a conti fatti) insufficienti a fronteggiare l’insidia delle minacce, nonostante le “rassicurazioni” (che possono rassicurare solo i creduloni) del ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Di migranti che erano arrivati nei Balcani prima degli attentati di Parigi si parla per dire che sono rimasti bloccati alle frontiere a causa delle restrizioni imposte da Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia: “Dal 20 Novembre, diversi Paesi nella rotta balcanica stanno permettendo di attraversare i confini solo ai migranti provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq – afferma Sara Tesorieri, policy advisor di Oxfam per l’immigrazione in Europa. – Persone di altre nazionalità che stanno cercando protezione in Europa al momento sono bloccate fuori”. Non ci sono segnalazioni di barconi fatiscenti nel Mediterraneo diretti in Italia.